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La catacomba è conosciuta soprattutto col nome del principale martire, Pancrazio, decapitato nel 304 per essersi rifiutato di esprimere la propria fedeltà a Diocleziano. Il suo corpo, abbandonato sulla via Aurelia, fu raccolto da una matrona cristiana, Ottavilla, che lo fece seppellire nel cimitero più vicino. Il culto di San Pancrazio si diffuse molto nel medioevo, a tal punto che la catacomba che porta il suo nome era una delle poche di Roma che fu sempre visitabile dai pellegrini.
Le fonti antiche, in particolare gli itinerari medievali per pellegrini, nominano altri martiri sepolti in San Pancrazio: Artemio, Paolino, Sofia, e le tre figlie di questa Fede, Speranza e Carità. La sepoltura di queste ultime quattro martiri è forse da individuare nel cubicolo di santa Sofia.
Si accede alle catacombe dalla chiesa, entrando dalla destra tra il terzo e il quarto pilastro. Quest’immensa necropoli sotterranea a più piani, è una complicata rete di interminabili gallerie alcune regolari, altre sinuose, che sembrano ricongiungersi. Angoli bui pieni di mistero, improvvise deviazioni e dislivelli, gruppi di cunicoli, rozzi arcosoli, graffiti, tracce antiche di pitture e un’infinità di loculi di ogni grandezza allineati lungo le pareti ineguali.
Il cimitero ipogeo è distinto in tre regioni principali.
La prima è posta al di sotto del transetto sinistro della basilica e dietro l’abside; nella navata di destra una botola conduce alla seconda regione, che si estende sotto il piazzale antistante la basilica. Qui sono visitabili: il cubicolo di Botrys,il cubicolo di San Felice, il cubicolo di Santa Sofia.
Infine,la terza regione si estende sotto il convento. In essa sono dominanti i cristogrammi costantiniani, cosa che porta gli studiosi a ritenere che questa parte del cimitero ipogeo sia sorta nel IV secolo.